Dipendenze
Non so dire esattamente perché ho cominciato. So che all’inizio stavo bene. Bastava poca roba e tutto diventava più facile. Poi un poco di più, un poco più spesso… poi sempre più spesso e non più per stare bene, ma per scappare dal male. Fuggivo costantemente verso quel bisogno che era diventato più forte di tutto. Più forte di me e del mio controllo.
Disegni originali degli ospiti della Casa di Cura.
Prima non ero così. Sono sempre stato timido, mi vergognavo con le donne, mi sono sempre sentito un po' inferiore agli altri... ma mi bastavano, ogni tanto, un paio di bicchieri e l’ansia mi passava. Improvvisamente riuscivo a parlare come desideravo, a pensare come volevo e a essere come gli altri. Tutto mi sembrava possibile!
E poi bere mi piaceva.
Nella compagnia ero diventato quello che esagerava un po’, ma chi non esagera? Bevono tutti!
Durante la settimana ero molto efficiente a lavoro, tutti mi stimavano e spesso mi caricavano di responsabilità. Ogni tanto non dormivo pensando agli appuntamenti del giorno dopo, ma tanto poi, arrivava il sabato e potevo finalmente rilassarmi! Qualche volta iniziavo a essere saturo già di mercoledì, avevo iniziato a tenere sempre delle birre in fresco per la sera, così ero sicuro di addormentarmi. Da una birra sono passato a due, poi a tre... poi ho iniziato a perdere il conto. A lavoro percepivo di essere un po' rallentato e questo mi rendeva nervoso, spesso ho dato delle brutte risposte alla segretaria. Il mio unico pensiero era che arrivassero finalmente le 17 per timbrare il cartellino e andare diretto al bar. Lì sì che mi sentivo bene, ma per poco... alla fine bevevo più del previsto e spesso quella era la mia cena.
Al mattino avevo degli strani tremori alle mani, se bevevo mi passavano. Una birra appena sveglio mi permetteva di trovare la forza di prepararmi e iniziare la giornata.
Negli ultimi mesi ho fatto molte assenze, sono stato richiamato dal mio capo.. Ho provato a smettere da solo e ci sono riuscito per pochi giorni. Poi l’ansia diventava troppo forte e sentivo il bisogno bere. Ho chiesto aiuto, da solo non ce la faccio.
Nella mia vita mi sono rivolta a molti specialisti per approfondire alcuni dei miei sintomi. Ho sempre avuto dei terribili mal di testa, a volte i mal di schiena mi costringevano a restare a letto per giorni. Altre volte il dolore mi prendeva il petto, poi lo stomaco e mi sembrava di impazzire. Mi dicevano che era ansia, ma io avevo proprio male, non lo sopportavo! Il medico mi diceva sempre che era solo una questione di testa. Odiavo non essere capita!
Un giorno un medico mi ha prescritto la cura giusta: bastavano poche gocce per non sentire più quel male terrificante, riuscivo a sorridere di nuovo. L’effetto però era breve e dovevo aspettare la sera per poter prenderne ancora; sapevo che con gli psicofarmaci bisognava essere cauti.
A volte, vedevo che prendendo qualche goccia in più potevo stare meglio per qualche ora, così, se uscivo di casa portavo sempre con me la boccetta per sicurezza e se la dimenticavo tornavo a casa a prenderla. Una volta mio marito ha dimenticato di comprare le boccette e avevo finito la scorta. Sono stata così male da dover andare in pronto soccorso. Sentivo di impazzire, di morire, stavo per perdere totalmente il controllo. Mi dissero che era un attacco di panico causato dall’astinenza da psicofarmaci. Il giorno prima avevo bevuto, senza accorgermene, una boccetta intera.
La prima volta ero a una festa con degli amici. Ci divertivamo tutti. Mi offrono la coca, una riga già fatta, e io mi dico che può andare. Non sento niente di particolare, fisicamente è tutto uguale, ma subito dopo “boom”: il cervello parte a mille! Mi sembra, in un momento, di essere alla festa più bella di sempre con le persone migliori del mondo. Parte una scarica, l’alcol che avevo bevuto non lo sento più. In un istante tutto è più grande, più colorato, più entusiasmante, più vero. È come se anche io lo fossi, più vero...
È durata mezzora, non di più, ma da allora rincorro quella sensazione. E ne voglio sempre di Più.
Non ho esagerato subito. Inizialmente una volta al mese, poi una volta ogni due settimane, poi una alla settimana. Poi ho rincorso quella mezz'ora ogni giorno. Con la coca cercavo la normalità, senza accorgermi che invece stavo correndo sempre più veloce in direzione opposta. Sono iniziate le paranoie, c’erano i carabinieri fuori di casa e mi volevano uccidere. Un giorno si sono presentati davanti alla porta con le pistole. Ho scaraventato tutti i mobili davanti alla porta. Ho rischiato di fare del male a mia madre, perché mi si è messa in mezzo.
5-7-8-10 grammi. Ormai mi facevo per scappare da quell'incubo.
Non ho mai capito dove fossero tutti questi problemi... Si sa che ci si accanisce sulla cannabis.
Il fatto è che io non potevo più rimanere senza fumare canne. Era quello il problema. Inizialmente pensavo che erano tutti fissati con questa cosa che non si può fumare, solo perché non si può, perché hanno detto così. Ma poi mi sono reso conto di quanto le canne influissero sulla mia vita. Non potevo più fare niente senza, tipo stare in mezzo alla gente senza avere già pronta la mia canna. Mi dicevo che non era niente, ma poi non dormivo se non fumavo quanto bastava, non andavo a lavorare rilassato. E poi ne avevo bisogno quando finivo di lavorare. Perché in fabbrica erano giornate stressanti e meritavo di rilassarmi un po’ la sera. Fumavo per fare e fumavo per non fare. È diventato un circolo vizioso. Ero nervoso se non fumavo. Me ne sono reso conto con il tempo: fumavo una decina di canne al giorno. Perché stavo bene, ero tranquillo, mi sentivo come se per po’ scivolasse via lo stress. E forse avrei potuto continuare con quello stile di vita, decidendo di rimanere a casa il sabato sera piuttosto che uscire con gli amici, o scegliendo di uscire con loro solo se ci saremmo potuti fumare qualche canna.
Ok. Ma perché? Mi sentivo intrappolato dentro le mie decisioni, ho sentito d’un tratto che tutto girava in funzione della cannabis. Ma io voglio essere libero, voglio scegliere di uscire, di restare a casa, di vedere gli amici, di andare a un concerto senza che ci debba essere qualcosa che camuffi le mie sensazioni.
Non ho mai avuto problemi con la coca. La sapevo gestire, l'ho usata solo per divertirmi e per essere più leggera. Mi sentivo bella e i problemi sparivano. In ogni caso, avevo il controllo di me e della situazione. I miei amici erano spesso fuori, ma io l'ho sempre retta bene. Un giorno però a casa di un amico, dopo cena, lui mi dice: "Adesso ti faccio provare una cosa pazzesca altro che coca - tira fuori una bottiglia e mi dice - fuma e vai." Ho afferrato la bottiglia...
Dopo qualche istante, la botta: il mio cervello era fluido. Mi sentivo potente e leggera. Era una sensazione pazzesca, indescrivibile... non pensavo si potesse stare così bene nella vita. Il giorno dopo il mio pensiero fisso era fumare di nuovo. Volevo quel sapore, quella sensazione. Se ho sempre gestito la coca, il crack non sarebbe stato diverso. Invece dopo poco il mio pensiero era sempre lì: non vedevo l'ora di andare a casa del mio amico per fumare. Poi ho iniziato a cucinarmela da sola. Da quel momento, la mia vita è cambiata: stavo chiusa in soffitta prima solo il pomeriggio, poi ho perso il senso del tempo e di me. Non c'erano più mattina, pomeriggio o notte, c'eravamo solo io e lui, il crack. Tutto il resto era lontano. Ho perso il lavoro e gli amici hanno smesso di cercarmi.
Ho cominciato ad avvertire strane sensazioni. Il corpo a volte sembrava non appartenermi più e la mente era affollata da paranoie. I miei mostri interiori erano usciti e ora stavano lassù in soffitta con me.
Era insopportabile. Continuavo a lavorare, eppure niente soddisfazioni, nessuna promozione, zero incentivi e nessun premio produzione. Mia moglie invece era riuscita a farsi spostare di reparto e grazie al nuovo responsabile era molto più considerata. Un giorno, mentre compravo le sigarette, una donna alle mie spalle lancia un gridolino di gioia: mi giro e capisco che ha vinto qualcosa alle slot. Che strano, non avevo mai notato quella macchinetta al bar... Il giorno dopo, con il resto delle sigarette mi avvicino anch'io alla slot e... vinco! incredibile! Che fortuna, io che non sapevo neanche giocare! Con i soldi prendo la pizza e del gelato e faccio una sorpresa alla famiglia. Il giorno dopo, sigarette, resto, vincita: caspita è il mio momento! La fortuna finalmente si è girata e mi sta guardando in faccia. Ora forse tutto si risolverà!
Dopo 3 vittorie consecutive, punto i soliti 2 euro e ne perdo 25. Il giorno dopo ne punto 2 e ne perdo 40. Mentre torno a casa mi sento uno sciocco, ma sono certo che la fortuna non può essersi stancata di me così presto. Contino a giocare senza vincere tutti i giorni per 2 settimane, ma poi smetto. Dopo 3 mesi però decido di riprovare: stavolta vinco abbastanza per pagare una bolletta pesante. Mia moglie si tranquillizza, perché era preoccupata e io mi sento di nuovo potente.
Da quel momento, la mia vita è dietro quella slot, tra soldi e bugie. Lo stipendio non era più sufficiente, ma una voce dentro di me mi diceva che bastava poco: la combinazione giusta e tutto si sarebbe risolto. Il tempo non aveva più senso, i soldi non avevano peso. Ero sempre in ansia, avevo un macigno costante sullo stomaco. A volte mi svegliavo sudato, come se qualcuno mi stesse impedendo di respirare. Quando invece non riuscivo a dormire, la mia mente vagava tra le bugie raccontate e la ricerca di soluzioni per coprire i buchi in banca.
Un giorno ho rubato i soldi dalla borsa di mia figlia, le servivano per comprare il regalo di compleanno alla sua migliore amica. Lì ho capito che non potevo più uscirne da solo. Che dignità avevo? Io che ho sempre insegnato alle mie figlie l'onestà, mi ero ridotto a fare questo. Che vergogna e che tristezza provavo per me.
Ho iniziato a fare uso di eroina in adolescenza, per provare, ma ben presto è diventato il mio anestetico a un dolore più profondo.
La mia vita non aveva senso perché provavo un vuoto che non riuscivo a colmare se non con scelte e abitudini sbagliate, senza pensare alle conseguenze dei miei comportamenti.
I miei non capivano, non sapevano aiutarmi e mi sentivo tanto sola e priva di riferimenti per avviare qualsiasi progetto. Non sono mai riuscita a credere veramente in me stessa, mi appoggiavo alla sostanza per andare avanti e per cercare di non sprofondare in depressione di fronte a una realtà che non accettavo e da cui ho sempre cercato di evadere.
Con il passare del tempo, ho iniziato ad accorgermi di non provare più emozioni, di non avere ricordi nitidi del mio dolore, di non sapere chi realmente fossi. Ho sempre cercato una via immediata per spegnere le mie sensazioni negative.
Mi sentivo sempre insicura di fronte agli altri e non riuscivo a chiedere aiuto. Mi sentivo spesso sola e avevo bisogno di trovare un rifugio, una dimensione diversa da quella reale, per sentirmi più leggera.
Ho iniziato a fare uso di ketamina in discoteca, nel fine settimana, con gli amici. Mi sembrava di divertirmi di più e di stare meglio, potevo dimenticarmi di qualsiasi cosa. Il tempo e lo spazio scomparivano e io mi lasciavo andare a nuove sensazioni. Solitamente la sniffavo e in pochi minuti iniziavo a sentire l’effetto: era come uno stato di sospensione... In alcune situazioni, non sentivo più il mio corpo e svanivano il tempo e lo spazio.
Nel momento in cui finiva quello stato di alterazione della coscienza, la mia sensazione di inferiorità tornava più forte di prima: nella realtà non potevo farcela. Ho avuto anche delle allucinazioni: vedevo cose irreali, strane, come delle figure deformate che si avvicinavano e non sapevo cosa mi stesse accadendo. Una mia amica mi vedeva sempre più strana e io non riuscivo a reggere il confronto con gli altri né a sentirmi sicura di me. Non mi fidavo più di nessuno e vivevo nella paranoia di ciò che gli altri pensavano di me.